Andrea da Montefeltro, giovane scultore originario di Carpegna, laureato in Biologia Molecolare, è uno “scalpello” giovane, che lavora la pietra con la finezza del bisturi.
Arte complessa, la sua: dove le visioni ierofaniche s’incrociano con le pulsioni derivanti da culture antiche, la contemporaneità e un ordito immaginario di futuro. Cielo e terra. Antico e postmoderno. Non è semplificazione, mai: ogni opera incarna simboli, metafisica, venature teologiche e ancoraggi storici, perché da tutto riesce a trarre un armonico lavoro, dove, ognuno può perdersi e rivivere il labirinto delle intersezioni ideali o il vissuto più ardito, con attenti canoni religiosi. Pietra levigata, delle terre del Montefeltro, scavata, sospesa, svuotata, arabescata, inondata di spazi geometrici. Andrea da Montefeltro ha ricevuto premi e riconoscimenti internazionali.
Si è aggiudicato il 29 giugno 2013 il “Premio Internazionale della Pace nel mondo” conferitogli dall’O.N.U. per la sua opera “Il fuso della pace”.
Andrea, ha già all’attivo circa centottanta opere: di queste alcune sono state esposte nelle gallerie di Roma e di Ferrara, altre collocate in collezioni private in Italia, in Messico, negli Stati Uniti d’America, Australia, Inghilterra, Emirati arabi. Una delle opere più importanti: la “Croce dell’Apocalisse” consegnata all’allora Papa, Benedetto XVI, collocata nei Musei Vaticani; così come l’opera “La Solidità della Natura” all’Università di Urbino, in occasione dell’intitolazione del Campus Scientifico Enrico Mattei, inaugurata nell’ottobre 2011 dal Rettore Stefano Pivato e da Sergio Zavoli. Nel 2014 conferimento del premio di critica nel V premio città di Savona curata dal Prof. Aldo Maria Pero.
Si può dire che Andrea da Montefeltro non modella forme secondo le dinamiche dell’arte dell’oggi ma dà forme ai contenuti. Quasi sempre a carattere religioso, così come la sua mostra antologica “Cielo e Terra – Visioni e Teofanie” nella Cripta di San Pancrazio (AR) è stato tra i più qualificanti momenti culturali nell’estate 2013, evento che rientrava a pieno titolo tra le manifestazioni organizzate per commemorare dell’anno costantiniano e l’anno della fede.
“Scolpisco da vari anni i miei sogni”, così spiega l’artista; dove le forme sarebbero semplicemente “forme” secondo i canoni dell’arte contemporanea, se esse stesse, i simboli, le scritte, i numeri, le citazioni bibliche o egizie, non fossero la sostanza della materia. Non è, pertanto una lettura facile, né una grammatica da svolgere soggettivamente. Anche se – dice il giovane artista “ io scolpisco per l’uomo che vuole interrogarsi. Nello scolpire cerco d’indagare sull’animo umano – ha scritto di sé- ricercando sempre ciò che unisce l’uomo a Dio”.